GP Tipo P2 (1925)

Foto storica di una monoposto Alfa Romeo

Foto storica di una monoposto Alfa Romeo

​Alfa Romeo Campione del mondo

Sull'onda dell'entusiasmo riservato alle corse nei primi anni Venti – con folle oceaniche ai GP e una grande ricaduta commerciale – dalla Fiat giunge in Alfa Romeo, nell'ottobre 1923, Vittorio Jano, incaricato personalmente da Nicola Romeo di disegnare la P2: "Senta, io non pretendo che lei faccia la vettura che batte tutti, ma ne vorrei una da far bella figura, per creare un cartellino anagrafico a questa fabbrica, poi dopo, quando avrà un nome, facciamo l'automobile". Il primo passo di Jano è disegnare un propulsore di due litri e otto cilindri in linea, con biblocco, teste fisse in acciaio e distribuzione bialbero con comando a cascata di ingranaggi. La manifesta superiorità dei motori sovralimentati – di cui la Fiat di Jano era stata fra i pionieri – spinge il progettista a dotare anche la P2 di un compressore Roots, ora abbinato a un intercooler ante litteram per evitare l'autoaccensione delle benzine dell'epoca: un "polmone" alettato, posto sul fondo della vettura, capace di dissipare ulteriori 7-8°C. La potenza erogata è di 140 CV a 5500 giri/min. Molto più tradizionale, a longheroni e traverse, il telaio, mentre la carrozzeria, a due posti sfalsati, può essere dotata di coda aerodinamica oppure a bauletto con due ruote di scorta; il peso complessivo della vettura è di 750 kg.

Il primo esemplare viene assemblato il 2 giugno 1924, subito collaudato al Portello da Campari e Ascari, quindi verniciato e trasportato a Monza. Pochi giorni dopo, il debutto al Circuito di Cremona, vinto da Ascari a 158 km/h di media. Il trionfo a Lione, nel GP d'Europa 1924, aprirà un lungo periodo di quasi assoluta imbattibilità, che culminerà alla fine del 1925 con la vittoria del primo Campionato del Mondo per vetture Grand Prix. Relegate in gare minori dai cambi di regolamento del 1926, che limitano la cilindrata a un litro e mezzo, le P2 tornano ai massimi livelli nella stagione 1930, quando il direttore Prospero Gianferrari fa riacquistare tre esemplari e li sottopone a una profonda evoluzione, attingendo dalle novità tecniche introdotte sulla 6C 1750. Il risultato è una vettura potentissima ma scorbutica, tanto che Campari si rifiuterà di guidarla, stremato dopo pochi giri di collaudo.

Il più grande successo per l'anziana P2 fu la Targa Florio 1930, conquistata da Varzi, nonostante un cedimento del supporto della ruota di scorta (inserita nel serbatoio) avesse provocato una fuoriuscita di carburante e un principio di incendio, spento in corsa dal copilota con i cuscini del sedile. La gloriosa P2 scenderà per l'ultima volta in gara il 28 settembre 1930 a Brno. Poi entrerà nella leggenda.


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